mercoledì 10 ottobre 2007

La tragedia del Vajont



Tratto da:
"IL RACCONTO DEL VAJONT" di Marco Paolini

Quanto pesa un metro cubo d'acqua?
No, no, non preoccuparti di rispondere esattamente. Basta che ci mettiamo d'accordo.
Un metro cubo d'acqua? Mille chili, una tonnellata. Una tonnellata va bene?
Le frane le misurano a metri cubi. Il metro cubo è l'unica cosa che resta fissa, perché poi la densità, e il peso, cambiano. Allora bisogna prendere quest'unità di misura, l'unica cosa abbastanza certa, bisogna prendere i numeri, però poi bisogna metterli vicino alle cose, ai nomi, per vedere se scatta qualcosa.
Un nome: Stava.
Ti dice niente?
Val di Stava, una conca tra Bolzano e Trento. In cima alla Val di Stava, lassù in alto, c'era una diga di terra e dietro c'erano i fanghi, gli scarichi di una miniera Montedison. Dopo che è piovuto un bel po', il 18 luglio 1985 la diga non ce la fa più: scoppia. Tutto quello che c'è dietro alla diga, 450.000 metri cubi di fango, va giù a spazzare via dalla faccia della terra il paese di Stava e una fetta del paese vicino, Tesero. Duecentosessantotto morti.
Quattrocentocinquantamila metri cubi.
Un altro nome: Valtellina. Stesso mese, luglio. Però del 1987. La frana della Valtellina è più grossa di quella della Val di Stava, è parecchio più grossa, cento volte più grossa: 45 milioni di metri cubi di montagna cascano in fondo alla Valtellina a fare uno schizzo lungo due chilometri che cambia la geografia della valle.
Quarantacinque milioni di metri cubi.
E allora un altro nome: Vajont. Ti dice niente Vajont?
9 ottobre 1963. Dal monte Toc, dietro la diga del Vajont, si staccano tutti insieme 260 milioni di metri cubi di roccia.


Duecentosessanta milioni di metri cubi

Vuol dire quasi sei volte più della Valtellina.
Vuol dire seicento volte più grande della frana della Val di Stava.
Duecentosessanta milioni di metri cubi di roccia cascano nel lago dietro alla diga e sollevano un'onda di cinquanta milioni di metri cubi. Di questi cinquanta milioni, solo la metà scavalca la diga: solo venticinque milioni di metri cubi d'acqua... Ma è più che sufficiente a spazzare via dalla faccia della terra cinque paesi: Longarone, Pirago, Rivalta, Villanova, Faè.
Duemila i morti.
La storia della diga del Vajont, iniziata sette anni prima, si conclude in quattro minuti di apocalisse con l'olocausto di duemila vittime.
Come si fa a capire un fatto come questo?
Capire che peso ha avuto, che peso ha?
Dove va a cadere il peso di certi avvenimenti?
Che pressione fanno sulla morale delle persone,
come incidono sui comportamenti di una comunità,
nelle scelte di un popolo?
Quale clima raddensano in un paese?
...........

Ore 22 e 39

Su in valle, sopra la diga, un silenzio feroce.
L'ultima bava di ragno che teneva unita la frana al resto della montagna si rompe.
E la frana sta là. Sul piano inclinato. Non c'è più niente che la tiene attaccata al resto della montagna. E poi va.
Cos'è che la fa andare? Un colpo di tosse? Una ciacola? Un ronzio? Un ticchettio? Uno starnuto? Un motore?
Non so.
So che 260 milioni di metri cubi di roccia, coste di montagna alte 300 metri, rocciose, con i boschi sopra, con i corsi d'acqua, con lo stagno, coi campi coltivati, coi pascoli, le vallate, le colline. E le case, con le stalle e le bestie che muggiscono impazzite, con altri alla catena che si soffocano pur di scappare, con gli umani che non li hanno abbandonati... Un mondo intero, immenso!, fatto a emme, passa, compatto, non sbriciolato a sassi... Un mondo intero con gli alberi ancora dritti, passa tutto insieme da 60 centimetri a 100 chilometri all'ora in meno di un minuto.
Una accelerazione di cinque milioni di volte!
Come può farlo?
Rocce frantumate, marne, argille porose imbibite, piene d'acqua... Tutta quell'acqua evapora per il calore provocato dallo scivolamento della frana stessa. Forma un cuscino di vapore tra il calcare dolomitico e gli strati rocciosi... Un cuscino di vapore su cui corre la frana. Si chiama aquaplaning quel fenomeno, è lo stesso che ti fa slittare in autostrada quando cerchi di inchiodare sul bagnato: un cuscino di vapore bollente che lancia a cento all'ora la frana con attrito zero sul piano di scivolamento liscio, perfetto. La prima zolla riempie la vallata, la seconda le si gira sopra, la terza usa le altre due
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come un trampolino e sale, sbatte, rimbalza dalla parte opposta della valle.
Non lo può fare in silenzio.
Tu parli coi superstiti e ti dicono: «Puoi dire quello che vuoi, ma il rumore... Quello non lo puoi immaginare... Il rumore... Il rumore...».
Tutti i testimoni ti dicono:
«Come fai a parlare di quel rumore?».
Testimone il prete di Casso, don Onorini: «Quel rumore», dice. «E quella luce... Apro la finestra dello studiolo della canonica, vedo i fili dell'alta tensione che viene dall'Austria: le linee elettriche che si spaccano per questo movimento di fiancata di montagna e una specie di arco voltaico che illumina a giorno la vallata. E il bosco che precipita, la valle che si riempie e dalla parte opposta, sempre illuminata a giorno, la frana che corre in salita, di qua, su per la montagna, dall'altra parte della valle, oltre cento metri sopra il vecchio livello del lago. E là si ferma».
E l'acqua? Dov'è andata l'acqua? Era piena d'acqua questa...
50 milioni di metri cubi d'acqua si sono messi in piedi al centro della valle formando un fungo alto 250 metri. Tutta l'acqua delle Dolomiti par mettersi in piedi, sull'attenti, alta come il campanile del paese. Punta il paese.
C'è lo sperone della roccia sotto il paese di Casso, che sega la colonna d'acqua alla base, e quando l'acqua arriva al paese non ha più forza. Molla uno schiaffo al piano terra della scuola elementare, dove i maestri dormivano al primo piano. Si svegliano per il colpo, il rumore. «Quel rumore...». Mentre gli schizzi di quell'onda ciclopica sfondano il tetto di quasi tutte le case del paese, un masso di 60 chili sfonda il tetto della chiesa: e non lo muovono di là. Ci leggono il Vangelo sopra, ancora adesso, perché dicono che è un miracolo. Perché l'acqua a Casso non ha ammazzato nessuno... È acqua che rotola giù per le strade del paese. La gente è malconcia ma viva!
Oltre il bordo del paese, mondo non ce n'è più.
Solo questo rumore... E questo odore... Lì sotto non c'è più niente... Solo vampa ghiacciata che vien su, perché l'onda non è finita, si è spaccata in due proprio sotto lo sperone di roccia e adesso si divide: mezza è tornata indietro, rifluisce a spazzolare le sponde della valle...
C'è Erto.
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Erto è più bassa. Troppo bassa. Però la valle si allarga e l'onda si abbassa.
Quando arriva a Erto l'onda si è allargata abbastanza da prender giusto il piano terra delle case. La gente scappa al piano di sopra e si salva. Vede il piano terra che si sfonda, qualcuno tiene in braccio bambini, qualcun altro si aggrappa e riesce a navigare e a salvarsi da questo gorgo maledetto. Si salvano in tanti. Anche i morti al camposanto si salvano per un pelo: vien lambito dall'acqua, il cimitero... Mentre i vivi delle frazioni sotto, che l'aspettavano con un occhio aperto, a quelli gli passano sopra 50 metri d'acqua...

1 commento:

MariCri ha detto...

Lo spetacolo di Paolini è stupendo, l'hai visto? Io ce l'ho in dvd, se vuoi te lo porto quando vengo a Torino. baci, MC